Skip to main content

Mappa psicogeografica del Campo Boario -Mattatoio Testaccio, 2004

mappa psicogeografica del campo boario presso l'ex-mattatoio di Testaccio a Roma

ESPOSIZIONE dell’opera nell’ambito di “Incontri Visivi“, domenica 15 maggio presso il Villaggio Globale al Mattatoio di Roma, ingresso da Largo Dino Frisullo e dal Lungotevere Testaccio, dalle 10.00 / 22.00. https://www.facebook.com/events/979781976068923/

DESCRIZIONE DELL’OPERA IN MOSTRA. Nell’autunno 2001 cominciai a frequentare la Facoltà di Architettura di RomaTre. Le aule erano state ricavate dell’area dei macelli in uno dei tanti padiglioni abbandonati del mattatoio Testaccio in disuso dal 1975. Il luogo era singolare e con echi lugubri a pensare che molti di noi tornavano sconvolti dalla mattanza al G8 di Genova che c’era stato a fine luglio.
Ma subito scoprii che l’area contigua detta Campo Boario, un’area enorme con stalle e recinti per la sosta del bestiame domito, raggiungeva il surreale. Quell’abbondanza di spazi in vuoti aveva consentito la più grande libertà degli usi.

Rom Kalderasch che restauravano le argenterie delle chiese del centro, squatters del Villaggio Globale spargevano la loro musica con mega concerti in un grande tendone circense, i romanissimi vetturini con le loro botticelle e cavalli, gli attivisti della Casa della Pace, i combattenti curdi e i neosituazionisti Stalker ad Arart, migranti afgani, iraniani, ucraini, turchi, africani, cavallavi rumeni, un signore con cavalli e pecorelle che faceva pet-terapy e Antonio un artista pugliese che aveva costruito la sua casa come una grande opera d’arte DIY. Da ultimo c’eravamo noi studenti di architettura che spesso trovavamo più interessante entrare in contatto con quell’architettura viva, che stare chiusi nelle aule a studiare la teoria.
Nel 2008 dovemmo assistere impotenti allo sgombero coatto di buona parte di questa eteretopia per far posto a realtà più istituzionalizzate. Arrampicati sul tetto della Pelanda osservavamo per l’ultima volta la grande “piazza dei popoli” che moriva davanti ai nostri occhi colmi di lacrime.
Quest’opera è un frame di questo film che non ho visto, ho vissuto.

Arti

Commenti (2)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!